Chi di voi non conosce la serie televisiva Boris? Se qualcuno ha risposto “io“, rimedi immediatamente! Non è pensabile, neanche lontanamente, per gli amanti del cinismo e del sarcasmo, non conoscere questa perla televisiva.
Noi disadattati, manco a dirlo, l’abbiamo amata fin dalla prima puntata e nei momenti peggiori la rispolveriamo sempre. La risata è garantita.
Protagonista della serie è una troupe televisiva costretta a girare una fiction che può essere riassunta con una sola parola: nammerda! Ogni personaggio, invece, può essere classificato, in misura diversa, con un’unica etichetta: ‘no stronzo!
Sintetizzato Boris ai minimi termini, procediamo a presentarvi due elementi che svolgono il ruolo dei disadattati totali: Alessandro (lo stagista) e Lorenzo (lo stagista… schiavo).
Se il primo è la rappresentazione di ognuno di noi nella giungla lavorativa contemporanea, l’altro è la sua versione da “campi di cotone americani”.
Alessandro è un ragazzo squattrinato che entra nello staff con il ruolo di factotum. René, il regista, non ricorda mai il suo nome, mentre tutto il resto della troupe lo riempie di ordini e cose da fare. Si innamorerà di Arianna, l’aiuto regista, ma manco a dirlo ne dovrà passare di cotte e di crude.
Lorenzo è un uomo che ama il suo lavoro e vorrebbe farlo al meglio, ma il massimo che ottiene è un nomignolo affettuoso da parte di Biascica, suo diretto superiore che lo chiama (e lo mena) a suon di “‘ammerda!”. Successivamente avrà anche i suoi momenti di riscatto, ma noi vogliamo ricordarlo così, a quel livello di schiavitù a cui prima o poi giungeremo davvero.
Alessandro e Lorenzo, due come noi.